lunedì 26 ottobre 2015

FdL 1° capitolo: L'azione umana cosciente

Steiner in apertura del primo capitolo affronta subito la domanda-chiave:
«È l'uomo, nel suo pensare e agire, un essere spiritualmente libero, o sta sotto la costrizione di una ferrea necessità determinata da leggi puramente naturali?»
Portando esempi di pensatori contemporanei e del passato (Spinoza), rileva come tutti questi credano nella illusorietà della libertà perché sostengono che l'uomo s'inganni spesso e volentieri non cogliendo le motivazioni occulte delle sue azioni.

Osservazione 1) ok, ma per sostenere questo, occorre che almeno loro, questi pensatori, si siano accorti di qualche motivazione di cui altri non si sono accorti. Allora però vuol dire che qualcuno ne ha potuto avere consapevolezza: Loro! Forse per una sorta di pessimismo costoro si saranno detti: bene, io mi sono accorto delle inconsapevolezza di altri, ma chissà di quante mie non mi sarò accorto! E con questa triste idea (moltissime volte giustificata!) si sono iscritti di diritto nel Club 2P dei "Paranoici Paradossali" come inconsapevoli consapevoli di esserlo.

Osservazione 2) Usiamo il trapano del "chi l'ha detto?". Se anche tu, filosofo che sostieni la non-libertà a causa della inconsapevolezza delle cause, sei un inconsapevole, allora per favore taci perché non sei consapevole di quello che dici. Se invece almeno di questo che stai dicendo sei consapevole (di essere, a volte, incosapevole) allora vorrà pur dire che qualche volta in qualche modo sei riuscito ad essere consapevole! Alleluja! Spendi il tuo acume verso il tuo caso di successo!

Steiner fa notare che, sì, certamente se di un'azione non si è consapevoli delle cause, allora di sicuro non è un'azione libera. Ma - osserva - che succede se invece si fosse consapevoli di queste cause? Cambia qualcosa? A questa domanda si obietta: "un prigioniero non diventa libero se pur conosce il proprio carceriere". Riprenderemo questa obiezione in seguito.

Steiner lascia per il momento in sospeso la domanda diretta e sposta la nostra attenzione sulla differenza che ci potrebbe essere se conosciamo i motivi di un'azione e più in generale se possiamo conoscere qualcosa.
Quel che distingue l'uomo da tutti gli altri esseri organici, è il suo pensiero razionale: l'agire, egli l'ha in comune con altri organismi. Per chiarire le nostre idee sulla libertà delle azioni umane, a nulla giova il cercare analogie nel regno animale.
(Gli animali sono tipicamente inconsapevoli del loro comportamento e agiscono per istinto)
Che un'azione non possa esser libera se il suo autore non sa perché la compie, è evidente. Ma come stanno le cose per le azioni di cui si conoscono i motivi? Questo ci porta alla domanda: «Qual è l'origine e il valore del pensare?»
 Quest'ultima domanda è la meditazione che ci porteremo fin nel prossimo incontro.

 

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